In un’epoca di rapido cambiamento, le imprese italiane navigano attraverso rotte piene di incognite e sfide sempre più complesse. Abbiamo intervistato Oscar Fusini, Direttore di Confcommercio Bergamo e consigliere delegato delle società di servizi partecipate, che ha parlato delle prospettive del mondo del lavoro, in un momento di così grande e veloce cambiamento.
Confcommercio Bergamo è oggi un gruppo che conta oggi più di 100 dipendenti distribuiti su una decina di uffici sul territorio, ciascuno con un’unità politica e operativa rispetto al centro: le due società di servizi Caf in Ascom e Bergamo Terziaria erogano servizi di tipo tecnico-amministrativo, sia contabile di elaborazione delle paghe, che di amministrazione e gestione del personale, attraverso la partnership consolidata con SEAC.
Direttore, da quanti anni Confcommercio Bergamo è cliente di SEAC?
Il nostro è un rapporto di lungo corso, che risale ai tempi delle schede perforate; per noi il rapporto con SEAC è da sempre andato ben oltre la fornitura di software, ma ha avuto subito a che fare anche con i contenuti per l’erogazione del servizio, attraverso l’editoria e la parte di consulenza.
Infatti, siamo clienti per il software ed anche per tutta la parte dell’editoria. Tra l’altro, io stesso sono un utente delle banche dati ALL-IN e le consulto quando devo approfondire un tema tecnico.
Come sta cambiando il vostro lavoro?
Siamo in un momento di grandi trasformazioni, per noi e per le nostre imprese clienti. Ad esempio, l’arrivo stesso di Digital Solution ha dato l’avvio ad un nuovo slancio formativo degli addetti: dovendolo trasmettere nei confronti dei clienti, richiede una maggiore competenza da parte nostra e quindi anche la gestione di un rapporto diverso con il cliente. Storicamente, lui ci consegnava la carta e l’elaborazione veniva fatta tutta in casa. Digital Solution prevede invece alcune novità del servizio che coinvolgono l’utente stesso, che da questo punto di vista cresce anche lui digitalmente, unitamente a noi.
Il percorso di innovazione riguarda noi e i nostri stessi clienti: difficilmente le imprese potranno resistere se non evolvono dal punto di vista della digitalizzazione,
e sempre di più sono esse stesso chiamate ad un’integrazione della parte di gestione con la parte amministrativa.
Aggiungo anche che la recente riforma fiscale che è in atto prevederà, tra i suoi passaggi, il superamento di fatto del registratore di cassa e con esso probabilmente tutta una nuova sfida digitale legata alla funzione dell’incasso, del pagamento, unitamente a quello che sarà lo stesso strumento che utilizzeranno per gestire la loro azienda. Questa sarà, diciamo, forse la partita più importante che affronteremo nel 2025.
Come si sta evolvendo il mondo delle imprese? Sono aperte alla trasformazione?
Abbiamo visto aprirsi a forbice la nostra base di clienti, dopo la crisi del 2012 e ancor più dopo la pandemia: alcune imprese diventano più grandi e arrivano magari a 15 addetti, mentre altre si marginalizzano e si riducono ad una sola persona.
Quelle strutturate diventano sempre più attente e non possono non fare i conti con una crescita digitale e tecnologica al loro interno, dato che l’innovazione diventa una leva di crescita in qualsiasi settore. Tra quelli invece che si marginalizzano troviamo due tipologie: o sono gestiti da giovani e quindi sono fortemente tecnologici di partenza, oppure restano refrattari e continuano a gestire l’attività come lo hanno fatto negli anni precedenti, con un forte rischio declino e di uscita dal mercato.
In questa fase noi ci troviamo in mezzo. Da parte nostra c’è da fare un lavoro di culturale, quindi di educazione. Ed anche sulle competenze dobbiamo intervenire attraverso la formazione interna.
Da parte vostra vengono fatte azioni di formazione nei confronti della clientela?
Sì, e sono anche molto sostenute dal nostro mondo Confcommercio; vengono però accolte solamente da una piccola parte da parte di nostri imprenditori, i quali con le difficoltà molto spesso hanno reagito lavorando di più da un punto di vista quantitativo e meno invece sul fronte dell’innovazione. Ora siamo chiamati ad accelerare: è un momento di passaggio per noi epocale, in cui studiare procedure o rivedere modelli organizzativi, perché vogliamo far crescere il valore aggiunto dei nostri servizi.