Nel 2024 gli studi professionali italiani hanno destinato quasi 1,95 miliardi di euro a tecnologie digitali, con una crescita del +3,5% rispetto al 2023 (Osservatorio Professionisti, Politecnico di Milano).
È un segnale forte in direzione della trasformazione digitale.
Ma dietro l’entusiasmo dei numeri si nasconde un problema strutturale. Gran parte degli investimenti è stata assorbita da strumenti “obbligati” da norme e regolamenti (PEC, firma digitale, fatturazione elettronica), mentre aree cruciali per la competitività — gestione dei clienti, analisi dei dati, collaborazione interna — restano ancora poco presidiate. Il risultato è un sistema di processi frammentato, che rischia di compromettere la qualità del servizio offerto.
Dove si concentrano (e dove mancano) gli investimenti
- Strumenti di base per la contabilità e fatturazione elettronica sono ormai adottati nell’88% degli studi di commercialisti, complici gli obblighi normativi molto stringenti.
- Soluzioni più avanzate come Crm, Business Intelligence o portali documentali, invece, non superano il 40% di diffusione.
- La spesa media digitale si attesta fra i 12.900 euro e i 28.200 euro a seconda che si tratti di studi mono o multidisciplinari.
- Circa il 70% degli studi ha già iniziato a sperimentare l’Intelligenza Artificiale, ma spesso con un utilizzo limitato ad attività routinarie, senza una strategia chiara.
Questi dati mostrano una realtà a due velocità: da un lato l’adozione forzata di strumenti essenziali, dall’altro un ritardo nell’integrazione di tecnologie che potrebbero davvero semplificare e valorizzare i processi.
Le sfide quotidiane
Per studi e associazioni, le criticità si traducono in problemi operativi ben riconoscibili:
- Processi frammentati tra software e sistemi che non dialogano.
- Ridondanza di dati con documenti duplicati o versioni non aggiornate.
- Comunicazione interna dispersiva, che rallenta la collaborazione.
- Clienti e iscritti che chiedono risposte sempre più rapide e trasparenti.
- Competenze digitali limitate, con formazione ridotta e pochi riferimenti interni.
Investire in nuove tecnologie non basta: senza un modello di change management, il rischio è di moltiplicare strumenti e costi senza migliorare davvero i processi.
La sfida è trasformare la tecnologia in un abilitatore, attraverso:
- Automazione delle attività a basso valore.
- Integrazione tra CRM, document management, contenuti digitali e comunicazione interna.
- Cloud in modalità SaaS e PaaS, per garantire scalabilità, sicurezza e aggiornamenti continui.
- Formazione continua, per accompagnare le persone nel cambiamento.
La soluzione: 24.space. Una piattaforma per governare la trasformazione
Alle complessità descritte non si risponde con strumenti isolati, ma con un approccio integrato. Per questo Seac e 24Up propongono una piattaforma pensata per studi e associazioni che vogliono governare la trasformazione digitale in modo strutturato, trasformando i processi da punto critico a leva di crescita.
24UP.space è uno spazio di lavoro digitale completo, user-friendly, di facile adozione:
Ambiente di lavoro integrato: digital workplace, CRM e CMS per gestire attività, relazioni e contenuti in un unico spazio.
Collaborazione e relazioni: enterprise social network ed ecosistema condiviso per coinvolgere clienti, iscritti e fornitori.
Sicurezza e flessibilità: dati protetti, accessibili in cloud con servizi SaaS e PaaS sempre aggiornati.
Accompagnamento al cambiamento: digital mentorship qualificata per supportare persone e processi.