I dati ci sono: serve solo una ricetta intelligente per trasformarli
Chi ama cucinare lo sa: spesso bastano gli ingredienti che abbiamo in casa e, se ben combinati, possiamo preparare qualcosa di utile e inaspettato. Lo stesso vale per i dati aziendali: non servono sempre nuove fonti, ma un modo migliore per usare quelle che abbiamo già.
Abbiamo una quantità enorme di dati a disposizione — dai clienti, dalla gestione del personale, dai processi interni — ma troppo spesso restano inutilizzati. O peggio: si “deteriorano”, vengono superati dal tempo, e nel frattempo non abbiamo pensato a dove metterli né a come leggerli.
La Business Intelligence (BI) è proprio questo: l’arte — e la tecnologia — di trasformare ciò che abbiamo già in casa, in valore.
Dal magazzino dati alla conoscenza utile
Nel nostro contesto, i dati aziendali sono stoccati in un grande data warehouse, una sorta di dispensa centralizzata dove finiscono tutte le informazioni rilevanti per l’organizzazione. Ma per essere veramente utili, quei dati vanno selezionati, organizzati, porzionati.
I data mart sono strutture tematiche più agili e verticali che rendono accessibili — in tempi brevi e con maggiore precisione — solo le informazioni rilevanti per un determinato ambito (es. HR, contabilità, vendite). Se il data warehouse è la nostra dispensa, i data mart sono le porzioni già pronte per la ricetta.
I dati: come arrivare alle decisioni strategiche
Una volta organizzati i dati, entra in gioco la fase dell’analisi. Qui gli strumenti della Business Intelligence permettono di passare dai numeri grezzi alle informazioni che contano.
Due approcci si integrano tra loro:
- Il data mining permette di analizzare grandi quantità di dati per scoprire schemi nascosti, anomalie, relazioni inattese o trend futuri. È un processo in parte automatizzato, che aiuta a generare nuova conoscenza partendo da ciò che è già archiviato nei nostri sistemi.
- Il drill-down consente di esplorare i dati già noti in modo più dettagliato: si parte da un’informazione aggregata e si “scende” progressivamente nei livelli di dettaglio. È utile, ad esempio, per verificare la composizione di un dato di sintesi (es. il fatturato mensile) fino al singolo cliente o documento.
Insieme, questi strumenti consentono di fare luce su ciò che non si vede a occhio nudo e, allo stesso tempo, approfondire ciò che già sappiamo.
Tutto questo non è solo esercizio analitico: serve per prendere decisioni strategiche, con maggiore consapevolezza e minore approssimazione.
Esempi concreti: che cosa puoi cucinare con la tua BI?
Ecco alcune delle “ricette” possibili a partire dai dati che già possiedi:
- Conoscere meglio clienti e soci, suddividendoli per territorio, attività, natura giuridica e identificando pattern di fidelizzazione.
- Monitorare la salute finanziaria dell’azienda, grazie a trend e storici dettagliati.
- Ottimizzare la produttività dei servizi, analizzando l’organizzazione interna, le retribuzioni, i contratti.
- Gestire in modo più efficiente la contabilità e la fatturazione elettronica, monitorando flussi attivi e passivi, scarti e mancata consegna.
- Valorizzare le risorse umane, confrontando dati storici su payroll, contratti e qualifica per fare benchmark e individuare anomalie.
In cucina, ciò che fa la differenza non è tanto la lista degli ingredienti, ma la capacità di combinarli nel modo giusto, al momento giusto.
Con i dati aziendali succede la stessa cosa: il valore c’è già, si tratta solo di attivarlo.